Il Decreto che ha permesso il salvataggio della Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Carife, detto a ragione "salva-banche", ripropone alcune domande fondamentali in tema monetario :
1 - Quali tipi di moneta usiamo ?
2 - Che cos'è la moneta bancaria ?
3 - Come viene creata ?
4 - Come fanno le banche a fallire ?
La risposta alle prime tre domande la potete trovare meglio illustrata nel libro "Manuale in 12 passi per uscire dalla crisi" o nelle decine di articoli e video che trovate in questo sito, mentre la quarta è la domanda più complessa alla quale vorrei provare a dare una spiegazione semplice.
In sintesi le prime tre risposte, per semplificare e
concentrarci sulla quarta, possono essere riassunte in questo modo :
1) Solo il 7% della moneta che usiamo è contante, cioè
banconote emesse dalla BCE, in realtà il 93% è tutta moneta bancaria;
2) Per l'art.1834 del Codice Civile, il denaro depositato su
un conto corrente è di proprietà della banca e corrisponde alla promessa della
banca di cambiarli in contanti se e quando gli verrà richiesto, in genere quasi
mai.
3) La creazione di moneta bancaria avviene in un unico modo,
attraverso un prestito ad un cliente, coperto da garanzie, che permette alla
banca di creare dal nulla un deposito, che pur potendo essere cambiato in
contanti in qualunque momento, nella stragrande maggioranza dei casi rimarrà
nella firma "elettronica".
Questo fatto è reso possibile da due fattori importanti che
lo hanno permesso :
- la riserva obbligatoria in contanti che le banche devono
depositare presso la Banca
d'Italia a fronte dei depositi creati è pari a solo l'1% per i depositi e
titoli vincolati fino a 2 anni, mentre è pari a 0% per quelli superiori a 2
anni;
- il capitale della banca, costituito da azioni e strumenti
vari, può essere pari a solo l'8% del suo rischio di credito, che in molti casi
è inferiore all'ammontare complessivo dei suoi depositi (per esempio ai
prestiti per immobili residenziali è applicata una riduzione al 35%, per i
titoli di Stato riduzioni al 50% per stati come l'Italia o al 20% per quelli
con rating migliori).
Ma allora, se le banche possono creare denaro dal nulla, come fanno a
fallire?
Per rispondere a questa domanda è necessario sviluppare un
esempio per far capire in modo semplificato come funziona una banca nel nostro
sistema, che è in realtà ben più complesso ed articolato.
Supponiamo che in una comunità ci sia una sola Banca ed un
solo cittadino che deposita 100 euro.
Visto che la
Banca per ogni deposito che ha creato, deve avere una riserva
obbligatoria presso la Banca
d'Italia dell'1%, potrebbe prestare denaro creato dal nulla fino a 100 volte
100 euro, cioè 10.000 euro, utilizzando quei 100 euro come riserva
obbligatoria.
Inoltre supponiamo la banca abbia un capitale pari a 800
euro, costituito da azioni ed altri strumenti di capitale della banca, visto che
per Basilea III esso deve essere pari al 8% del suo rischio, cioè per
semplicità il totale dei prestiti che elargisce senza riduzioni.
Alla restituzione del prestito, il denaro creato dal nulla
con il prestito deve essere annullato altrimenti la banca dovrà coprire con i
propri soldi il "buco" di bilancio e se non bastano, utilizzare i
soldi delle obbligazioni della banca e, con il "Bail In" in vigore
dal 2016, anche quelli dei correntisti sopra i 100.000 euro.
Supponiamo che la
Banca faccia n.100 prestiti da 100 euro ad altrettanti
clienti, pari ad un totale di 10.000 euro creati dal nulla, i quali si
impegnano a restituirli dopo un anno con gli interessi al 5%.
Ipotesi n.1
Tutti i n.100 clienti restituiscono il prestito di 10.000
euro con il 5% di interesse, cioè 10.000+500=10.500 euro, per cui la banca può
annullare i 10.000 euro creati dal nulla con i prestiti, e guadagnare 500 di
interessi.
Ipotesi n.2
Se n.99 clienti restituiscono il prestito di 9.900 euro con
il 5% di interesse, cioè 9.900+495=10.395 euro, ma un solo cliente non
restituisce i 100 euro, la banca può comunque annullare i 10.000 euro creati
dal nulla con i prestiti, e guadagnare comunque 395 di interessi.
Ipotesi n.3
Se n.90 clienti restituiscono il prestito di 9.000 euro con
il 5% di interesse, cioè 9.000+450=9.495 euro, e n.10 clienti hanno avuto in
totale 1.000 euro in prestito e non li restituiscono (equivalgono al 10% di
sofferenze), la banca può annullare solo 9.450 euro creati dal nulla con i
prestiti, e dovrà trovare 550 euro per coprire il "buco" che si è
creato.
In prima battuta potrà essere utilizzato il capitale della
banca, che essendo pari a 800 euro, permette di risolvere il problema senza
attingere ad altre fonti.
Ipotesi n.4
Se n.80 clienti restituiscono il prestito di 8.000 euro con
il 5% di interesse, cioè 8.000+400=8.400 euro, ma n.20 clienti hanno avuto in
totale 2.000 euro ciascuno in prestito e non li restituiscono (equivale al 20%
di sofferenze), la banca può annullare solo 8.400 euro creati dal nulla con i
prestiti, e dovrà trovare 1.600 euro per coprire il "buco" che si è
creato.
Sempre ipotizzando un capitale della banca pari a 800 euro,
gli rimane comunque un buco di altri 800 euro, che rischiano di farla "fallire".
Sapendo di essere in difficoltà, però, la banca può aver
chiesto ai suoi clienti di sottoscrivere obbligazioni della banca, invogliandoli
con un tasso d'interesse più alto oppure ponendolo come condizione per ricevere prestiti,
in modo da arrivare a far sottoscrivere 1.000 euro di obbligazioni della banca,
con i quali potrà colmare il "buco" di 800 euro.
Conclusione
Dal gennaio 2016, se la banca non riesce a coprire i
"buchi" nel bilancio che ha generato, potranno essere utilizzati non
solo le sue azioni e gli altri strumenti di capitale, ma avrà anche la
possibilità di prelevare i soldi dei depositanti che abbiano però un importo
superiore ai 100.000 euro.
Siamo arrivati alla situazione paradossale che il risparmio
dei cittadini, costituito dai soldi depositati in un conto corrente, diventano di
proprietà della banca e gli permettono di guadagnare interessi creando
ulteriore denaro dal nulla con i prestiti, ma non viene assolutamente tutelato
nei confronti degli episodi sempre più frequenti di "cattiva
gestione" ed i cittadini diventano addirittura corresponsabili delle
attività negative della banca.
Tra l'altro, non esistendo più alcuna separazione tra banche
commerciali e banche d'investimento, le eventuali perdite sui mercati
finanziari si sommano a quelle derivanti da crediti facili forniti a clienti a
rischio d'insolvenza.
Anziché individuare i responsabili veri dei dissesti
finanziari, identificando le operazioni finanziarie negative o i destinatari
del denaro creato dal nulla con i prestiti e non restituito, si preferisce
responsabilizzare chi non solo non ha alcuna colpa del problema che si è
creato, ma non ha neanche gli strumenti per conoscere la reale situazione della
banca cui ha affidato i propri risparmi.
In questo modo le banche non avranno interesse ad evitare
speculazioni o prestiti rischiosi, perchè tanto alla fine paga sempre il
cittadini anche per colpe che non ha commesso e non è in gradi di conoscere.
A completare il quadro, l'unica istituzione che dovrebbe garantire
e verificare il corretto funzionamento del sistema bancario è la Banca d'Italia, che è
controllata dalle stesse banche che dovrebbero essere controllate.
Siamo convinti sia diventato necessario riformare
completamente il sistema bancario, per renderlo finalmente conforme a quanto
previsto all'articolo 47 dalla nostra Costituzione :
"La Repubblica incoraggia e
tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla
l'esercizio del credito."
In realtà oggi il Governo Renzi sembra lo stia interpretando
in un altro modo, certamente più vicino alla realtà dei fatti e più rispondente
a ciò che sta accadendo :
"La Repubblica incoraggia e
tutela le banche private in tutte le loro forme; disciplina, coordina e
controlla l'esercizio del sottrazione dei soldi dai cittadini per garantire il
sistema bancario privato."
"